I significati segreti de "I sette peccati capitali" di Hieronymus Bosch
I sette peccati capitali è un dipinto realizzato intorno al 1500 da Hieronymus Bosch e conservato nel Museo del Prado di Madrid.
Era originariamente un ripiano di tavolo. In seguito il dipinto servì a favorire il raccoglimento e la preghiera di Filippo II, sovrano spagnolo, che lo teneva esposto nella propria camera da letto
I vizi sono desideri smodati e propensioni non ordinate al raggiungimento del Bene. Si dicono capitali in quanto sono causa, impulsiva e occasionale, di tutti gli altri peccati.
Il nucleo dell'opera è l'icona stilizzata di un'iride e una pupilla che, è concetto sottinteso, appartengono a Dio. È implicito il fatto che Dio tutto vede e ogni cosa giudica.
"Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto"
Luca, XII,2.
L'ammonimento è reso esplicitamente nella frase del cartiglio, in latino "Attenzione, attenzione, Dio vede"
Al centro appare Gesù risorto, "pupilla" di Dio.
Ai quattro lati dell'iride troviamo quattro piccoli medaglioni, detti "i novissima", traducibile con il termine "destino finale", che rappresentano la Morte di un peccatore, il Giudizio Universale, l'Inferno e il Paradiso.
Si tratta di un percorso sequenziale e concettuale, filosofico e teologico, della sorte ultraterrena dell'Uomo che dopo aver oltrepassato la soglia della morte è sottoposto al giudizio finale, e in seguito alla sentenza sarà destinato all'eterna beatitudine o all'eterno dolore, senza appello.
L'allegoria dei vizi e del destino ultraterreno alla fine della vita di ognuno, ha una dicotomia, essendo formata da un testo scritto, formato da cartigli in cui appaiono frasi di ammonizione, e da uno visivo.
"È un popolo privo di discernimento e di senno";
"se fossero saggi e chiaroveggenti, si occuperebbero di ciò che li aspetta";
"Io nasconderò il mio volto davanti a loro e considererò quale sarà la loro fine"
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