Significati neoplatonici nascosti nei simboli della Nascita di Venere di Botticelli


La Nascita di Venere fu realizzata da Sandro Botticelli tra il 1482 e il 1486.

E' attualmente conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze

Venne dipinta per la villa medicea di Castello, attuale sede dell'Accademia della Crusca.

Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici, cugino del Magnifico, fu uno dei più grandi committenti di Sandro Botticelli: gli commissionò La Primavera e La nascita di Venere proprio per decorare questa villa in occasione del suo matrimonio con Semiramide Appiani.

Lorenzo, rimasto orfano di padre nel 1476, a soli 13 anni, insieme al fratello Giovanni era stato posto sotto tutela del cugino Lorenzo il Magnifico, all'epoca signore di Firenze. Il giovane ricevette una coltissima educazione all'Accademia di Careggi, con maestri di grande prestigio come Marsilio Ficino e Agnolo Poliziano. 

Semiramide D'Appiano D'Aragona, che divenne sua sposa quando lei aveva 18 anni e lui 19, nel 1482, era figlia di Jacopo III Appiano, signore di Piombino, e di Battistina Fregoso, sorellastra della bellissima Simonetta Vespucci morta nel 1476 a 23 anni. Semiramide avrebbe dovuto sposare Giuliano de' Medici, ma questo matrimonio non ebbe luogo a causa della morte prematura di Giuliano nella Congiura dei Pazzi, nel 1478, quando il nobile aveva solo 25 anni.

Botticelli compose l'opera per Lorenzo e Semiramide ispirandosi a una delle stanze di Poliziano, le cui fonti erano Ovidio, la Teogonia di Esiodo e il De Rerum Natura di Lucrezio.


[...] e drento nata in atti vaghi e lieti
una donzella non con uman volto
da zefiri lascivi spinta e proda
gir sovra un nicchio, e par che'l cel ne goda

Poliziano, Stanze, 99


La figura di Venere riveste una fondamentale importanza nelle Stanze di Poliziano e di riflesso nell'opera di Botticelli: la dea era infatti uno degli elementi simbolici fondamentali della filosofia neoplatonica di Marsilio Ficino, che, rifacendosi a Platone, distinse una Venere celeste da una Venere terrena.


Una è più antica e non ha madre, in quanto figlia del Cielo, ed è quella che chiamiamo [Afrodite] Celeste [o Urania]; 

l’altra è più recente ed è figlia di Zeus e di Dione, ed è quella che chiamiamo Pandemia [Popolare].

Platone, Simposio


La Venus latina deriva dalla più antica Afrodite greca, il cui nome è etimologicamente legato al termine ἀφρός , cioè spuma del mare, in quanto, ci narra il mito, 

la sua nascita fu provocata dalla spuma marina, frutto del seme del membro di Urano evirato da Kronos, mischiato con l'acqua del mare:


«E come ebbe tagliati i genitali con l'adamante
li gettò dalla terra nel mare molto agitato,
e furono portati al largo, per molto tempo; attorno bianca
la spuma dall'immortale membro sortì, e in essa una fanciulla
nacque, e dapprima a Citera divina
giunse, e di lì poi giunse a Cipro molto lambita dai flutti;

lì approdò, la dea veneranda e bella, e attorno l'erba
sotto i piedi nasceva; lei Afrodite.

Esiodo, Teogonia


La scena mostra una giovane nuda, pudica e bellissima, con i capelli di un biondo ramato dorato che, in piedi su una valva di conchiglia, viene trasportata dalla personificazione del vento Zefiro che tiene avvinghiata a sè una figura femminile, verso una spiaggia erbosa, dove ad accoglierla vi è una giovane donna che porge un mantello alla nuova arrivata.

Chi siano i personaggi è fonte di disaccordo tra li studiosi.

C'è chi afferma, partendo dai versi di Poliziano che si tratti di Aura, che stringe a sè Zefiro, da una parte e di una delle Ore, che porge un mantello alla dea, dall'altra:

l'Ore premer l'arena in bianche vesti,
l'aura incresparle e crin distesi e lenti;
non una, non diversa esser lor faccia,
come par ch'a sorelle ben confaccia.

Poliziano, Stanze, 100

Le Ore erano tre sorelle che simboleggiavano il regolare scorrere del tempo nell'alterna vicenda delle stagioni. In tal caso, l'Ora sulla spiaggia sarebbe Tallo, ovvero la Fioritura primaverile;

Aura il cui nome, che significa "brezza" aveva movenze veloci come il vento. Viveva nei boschi dedicandosi unicamente al combattimento con cinghiali e leoni, avversa all'amore carnale e alla seduzione. Non ebbe mai alcun legame con Zefiro, ma subì violenza da Dioniso.

E' più probabile invece che nella scena appaiano le icone di Zefiro con la sua sposa Clori, da una parte e dall'altra, la medesima Clori, trasformata in Flora, che accoglie la dea Venere, in analogia con le figure presenti nella Primavera.

Bisogna dire però, che Tallo, nome greco che significa letteralmente "Chi porta fiori" fu poi chiamata Flora dai romani

La scena si svolge sulla costa erbosa di Cipro, dove la dea è appena approdata trasportata da una conchiglia. Alle spalle di Flora vi è un boschetto fiorito di aranci e sulle sponde spuntano delle tife, alcune delle quali con il gambo spezzato.

Zefiro e Clori, librandosi nell'aria, fanno svolazzare un nugolo di rose, creando una dolce brezza che lambisce il corpo e i capelli di Venere e gonfia il mantello adorno di fiori che le porge Flora.

Il manto è ricamato con icone di margherite, primule e ranuncoli. 

Le margherite simboleggiano l’innocenza giovanile, libera dai sensi di colpa, dal peccato e dalla corruzione, oltre al sentimento corrisposto.

La primula è simbolo di [...]

SCOPRI NEL DOCUMENTARIO GLI ALTRI SIMBOLI PRESENTI NELLA NASCITA DI VENERE.

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